Mein letzter veröffentlicher Geburtsbericht hat eine Mama inspiriert, mir auch von ihrem Geburtserlebnis zu erzählen. Vielen Dank, liebe S., dass du uns an deiner intimen, ,ganz besonderen Erfahrung teilhaben lässt!
Il mio ultimo racconto della nascita publicato ha ispirato un‘ altra mamma a raccontarmi del suo primo parto. Ti ringrazio vermante di cuore, cara S., che ci permetti di far parte della tua esperienza intima, e molto speciale.
Questo racconto della nascita lo dedico al primo mio figlio, nato circa 5 anni fa, che mi ha riempito la vita, ne ha dato un senso e che mi ha insegnato il vero significato dell’amore.
“Sei stato concepito durante la notte prima del mio 40° compleanno, tra il 5 ed il 6 settembre, dopo un’ottima cena e del buon vino rosso. Ricordo che ti ho desiderato tanto quella notte. Era un pensiero ricorrente quello di averti e sapevo che ero in ritardo per via della mia età. Ti ho sempre desiderato ma non mi ero mai sentita pronta, mancava sempre qualcosa oppure c’erano troppe cose da fare. Si dice che sia meglio avere un figlio prima dei trentanni e che dopo diventi sempre più difficile. Ma per me tu c’eri già e dovevo solo trovare il giusto momento per accoglierti al mondo.
La gravidanza con te dentro di me è stata spettacolare, avevamo ancora tante cose da finire, il trasloco da fare, tanto lavoro da concludere, ed io ho voluto ancora terminare la mia lunga formazione di insegnante pilates con te nel pancino. Mi sentivo benissimo e quando ho cominciato a gennaio a sentirti che ti muovevi nella mia pancia, è stata una grandissima emozione. Ma allora c’eri davvero ed eri vivo dentro di me, che emozione! La data prevista e stimata per il parto doveva essere il 29 maggio, il giorno del nostro 8° anniversario di matrimonio, ma io sapevo che saresti rimasto più a lungo dentro di me, che ti saresti separato a fatica da me, come io da te. Ed infatti ci hai fatto aspettare circa 10 giorni. Ero molto impaziente e per passare il tempo andavo tutte le mattine al lido e mi facevo delle grandi nuotate con te dentro di me e mi facevi tanta tenerezza, pensando all’acqua fredda della piscina, mi ricordo che c’erano 21 gradi, e a te che ti raggomitolavi dentro di me per non prendere freddo. E poi il pomeriggio facevo lunghe passeggiate, anche in salita, perché mi dicevano che cosí ti saresti preparato bene a venire al mondo.
Ed ecco finalmente l’inizio delle contrazioni.
Era la mattina di giovedí 7 giugno e sentivo che qualcosa si stava muovendo, qualcosa era cambiato, sentivo delle piccole quasi impercettibili contrazioni. Ero molto contenta perché non volevo che mi facessero un parto indotto previsto per lunedí 11 giugno. Il primo segno c’è stato alle 13:30 quando si è rotto il tappo mucoso, e mi sono detta: ecco, ci siamo! Ho chiamato l’ospedale per sapere come comportarmi e mi hanno detto che dovevo aspettare che le contrazioni si facessero più frequenti, ogni 2/5 minuti, ma che se volevo potevo già andare in qualsiasi momento, loro erano comunque pronti ad accogliermi.
Alle 16:30 hanno cominciato ad intensificarsi sempre di più le contrazioni. Mi sentivo bene e le contrazioni mi stavano dando fiducia, capivo che era una cosa che sarei riuscita a fare, sapevo che sarebbe stata dura, ma che ce l’avrei fatta. Come una scalata faticosa ma che poi mi avrebbe ripagato di una vista meravigliosa. Alle 18:30 ho deciso di fare un bagno caldo per vedere se aumentavano o meno le contrazioni. E stavano davvero aumentando di frequenza e di intensità, erano quelle vere e sapevo che non si sarebbe fermate fino alla tua nascita.
Avevo deciso di partorire all’ospedale di Merano perché mi piacevano molto le sale parto, cosí colorate e attrezzate. Non ho pensato di partorire a casa per il semplice fatto che non volevo essere stressata se poi ci fossero state complicazioni. Mi ricordo che quando stavo in ospedale e durante le contrazioni emettevo una “A” lunga in forma di un lungo lamento un pò rumoroso, e mi ero accorta di non sentire altre donne lamentarsi. E in effetti quella notte tra il 7 e l’8 giugno c’ero solo io in travaglio e che cercavo di farti nascere.
Alle 20 le contrazioni si erano fatte più forti e frequenti e allora decidiamo di muoverci e andare in ospedale. La borsa era già pronta. In macchina le contrazioni si facevano sempre più dolorose e ravvicinate. Mi ricordo che in macchina mi tenevo alla maniglia in alto sopra la porta, aggrappandomi sempre di più durante le contrazioni.
Arrivati in ospedale ci ha accolti S., una giovane ostetrica molto gentile che peró ci ha salutati subito visto che il suo turno stava finendo. Veniamo accompagnati nella sala parto che mi era piaciuta di più, con la vasca viola, il mio colore preferito, e le tende rosa. Aspettiamo un pò e arriva M., una ostetrica con i capelli lunghi raccolti in una treccia, molto giovane e dolcissima. Mi visita ed il collo dell’utero è aperto…. ma solo di 1 cm. Mi dice di andare in stanza, nella 113, e di stare un paio di ore in stanza, a prepararmi, spogliarmi e mettermi comoda e poi tornare in sala parto quando mi sentivo di voler tornare. La stanza era grande e c’erano due letti, ma io ero sola, insieme a tuo papà. Mi sono sdraiata a letto mentre le contrazioni hanno continuato ad esserci. Verso le 22:30, circa due ore dopo, in seguito ad una contrazione particolarmente forte ed una tua improvvisa mossa, si sono rotte le acque. Mi è sembrato di essere inondata da un fiume caldo, una sensazione stranissima. Decidiamo di tornare di nuovo in sala parto. Martina mi mette di nuovo la cinta per il monitoraggio e mi visita. Sono a due cm e sono le 23:30. C’è voluta tutta la notte per raggiungere i 10 cm di apertura del parto, ca. 1 cm all’ora, un tempo classico come primo parto di una prima gravidanza. La mattina dopo alle 8:30 ho finalmente i 10 cm.
Ma torniamo alla notte, è stata lunga, e tuo papà è sempre stato vicino a me ad assistermi, a darmi coraggio e darmi forza, non so come avrei fatto senza di lui. Mi ricordo che M. mi incoraggiava dicendomi che ogni contrazione era una in meno! Sagge parole ma dure da credere!!! Mi sembrava di fare una maratona e che dovevo stringere i denti e tirare avanti per arrivare al traguardo, o meglio sembrava come una scalata di una cima maestosa e che una volta arrivata alla cima avrei potuto ammirare una vista meravigliosa e mozzafiato!
Per superare le contrazioni della notte M. propone di usare la vasca e riempirla di acqua calda per farmi rilassare durante le contrazioni. Nella vasca stavo benissimo, è come se mi facesse dimenticare il dolore della contrazione e riesco perfino ad addormentarmi durante i 3 minuti tra una contrazione e l’altra. Che fatica però passare tutta la notte aspettando che il parto si aprisse…. Mi ricordo che con il monitoraggio attaccato potevo vedere ogni volta quando arrivava la contrazione e vedere di quanto si alzava il valore, un livello di dolore che non si può paragonare a nient’altro.
Alle 7 del mattino purtroppo anche M. è arrivata alla fine del suo turno, doveva andare via e lasciare il posto al turno della mattina, ovvero alla giovanissima F. e a G. G. la conoscevo già, ci aveva fatto vedere la sala parto durante il corso preparto, ed è una ostetrica con una lunga esperienza, mentre F. era giovanissima e sembrava un pò alle prime armi, ma molto preparata. Nonostante il parto fosse aperto, non ero aperta bene e c’era sempre un bordino che doveva aprirsi. Decidono di darmi l’ossitocina in endovena per aiutare l’apertura di questo ultimo bordo. Fanno diversi tentativi per inserire la farfalla nel braccio, dove poi attaccare la cannula. Ma nonostante le mie vene siano pronunciate e visibili, sono fragilissime e non fanno che rompersi. Alla fine riescono a metterla nel mio braccio sinistro ma la vena si rompe e tutto il braccio si gonfia, pazienza!!
Insomma, finita di dilatarmi verso le 8:30 ora tocca spingerti fuori. La tua testolina si era già incanalata, ma io ero molto stanca. Speravo che le ultime contrazioni per la spinta finale si sarebbero risolte da sole…nel mio immaginario fantasioso di quello che dovevano essere delle spinte. Nonostante avessi avuto l’idea di partorire a carponi, o seduta sul seggiolino, mi ritrovo senza forze sdraiata sul lettino con lo schienale quasi alzato del tutto come fossi seduta e ad appoggiare le gambe su due supporti laterali, ma che fatica, non ce la facevo proprio più, e dovevo perfino spingere. Ci sono voluti altri 50 minuti per queste contrazioni di spinta. Ad ogni contrazione, sensibilmente aumentata sia di dolore che di intensità grazie all’ossitocina in vena, cercavo spingere ma non ce la facevo, avevo ora e solo ora una vera e genuina paura del dolore. Mi accorgevo che invece di spingere mi trattenevo per la paura del dolore. Una ginecologa che mi aveva visitato mi voleva avvisare che forse avrebbero dovuto procedere con un cesareo. Ed in quel momento tutto quello che desideravo era che tu potessi in qualsiasi modo uscire. Non ce la facevo più ed imploravo che mi aiutassero a tirarti fuori. Ed è proprio a quel punto che ero pronta per farti nascere. Che liberazione quando finalmente un’ultima spinta ti ha fatto nascere alle 9:13 del mattino di venerdí 8 giugno! Amore mio, eccoti tra le mie braccia!!!”
Dopo pochi minuti dal parto è uscita la placenta e mio figlio era nelle mie braccia. Io piangevo di gioia per la gioia di averlo finalmente tra le mie braccia. Poi lo hanno preso per pesarlo, misurlarlo, lavarlo un pò e per coprirlo per proteggerlo dal freddo e dalla luce. 3,770kg per 51 cm, con un punteggio apgar 9, strepitoso!